OTTOBIANO
Cenni storici
Il territorio di Ottobiano, come altri centri della Lomellina, fu abitato anticamente da Liguri appartenenti alla tribù dei Levi. Successivamente nella zona si insediarono i Celti e poi i Romani. Il toponimo Ottobiano deriverebbe dal latino Octavianum, designante il fondo rustico di una gens Octavia che si era stabilita in questo luogo durante l’epoca della romanizzazione. Il villaggio di età celtico-romana consisteva in un nucleo abitativo principale ubicato sul dosso delle scuole, al riparo dalle esondazioni del torrente Erbognone. Altri insediamenti, formati da piccole tribù o clan familiari, erano dislocati in altrettante zone dell’odierno territorio comunale quali la cascina Rotorta (in direzione di S. Giorgio) e il fondo Valpersa (situato lungo il bordo della via vecchia per S. Giorgio), come testimoniano i reperti archeologici emersi in tali località tra il 1976 e il 1985. La necropoli della Rotorta, caratterizzata da una quarantina di sepolture, è inquadrabile in un arco di tempo che va dal 50 a. C. al 100 d. C. circa, mentre il ripostiglio monetale rinvenuto a Valpersa, costituito da circa 450 monete, risale al terzo secolo d.C. Alcuni dei ritrovamenti archeologici attestano frequenti scambi culturali e commerciali delle genti locali con popolazioni di zone lontane, grazie alla prossimità del villaggio con la via per le Gallie che passa a sud delle cascine Volpina e Bonaparte. La prima fonte scritta che cita il paese risale al IX secolo d.C.; si tratta di un documento dell’876, tra i cui sottoscrittori risulta un certo “Ocio de Octabiano”. Dopo aver fatto parte del Comitato di Lomello, Ottobiano ebbe signori propri. Le vicende feudali di questo paese sono piuttosto intricate. Nel 1188 Rogero Milliani donò al Monastero di San Salvatore di Pavia il feudo di Ottobiano. La località è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come “Octabianum nella contea Lumellina”. Nel XV secolo la famiglia Beccaria ebbe tra i propri feudi anche quello di Ottobiano; di tale signoria fu investito Manfredo, consigliere e governatore del duca di Milano, che lo trasmise al figlio Giovanni nel 1406.
Nel 1434 il duca Filippo Maria Visconti concesse il feudo di Ottobiano ad Andrea Birago, che lo tenne fino al 1455, lasciandolo poi ad Antonello de’ Rossi da Piacenza e ai suoi figli legittimi. Nel 1481 i de’ Rossi vendettero il feudo al nobile Giampietro Birago con la conseguente investitura del “castrum et locum Octobiani, comitatus Papie”. Nel 1500 il re di Francia Luigi XII, dopo aver conquistato il ducato di Milano, tolse il feudo a Galeazzo Birago, figlio di Giampietro e lo donò dapprima al capitano Gerolamo Pecchio e poi alla ducal camera, affidandone all’amministrazione a Carlo Atellano, appartenente ad un ramo dei signori di Cilavegna. Col ritorno degli Sforza a Milano, il feudo di Ottobiano fu restituito ai Birago, i quali lo tennero, tra una controversia e l’altra, fino al XVIII secolo. Durante la dominazione spagnola, Ottobiano conobbe un periodo di grande miseria, dovuta all’esosità dell’erario. Le proteste delle gente dilagarono anche perché i poveri dovevano contribuire alle spese per fornire vitto e alloggio ai soldati di stanza nel castello [nota], in misura uguale ai cittadini più abbienti. Si cercò di ovviare alle difficoltà del momento creando opere a sostegno della comunità come il “monte granatico”, istituito per la distribuzione ai contadini di granaglie per la semina. Agli spagnoli subentrarono gli austriaci, i quali, col trattato di Utrecht (1713), cedettero la Lomellina ai Savoia. Per Ottobiano la situazione socio-economica non cambiò di molto: come in passato, vi era malcontento tra i poveri a causa delle soverchierie dei potenti. L’economia del borgo migliorò verso la fine dal secolo, quando fu aperto un cotonificio sotto la protezione regia. Nel 1796 Ottobiano cadde sotto il dominio di Napoleone, seguendo le sorti degli altri paesi della Lomellina. Il primo decreto napoleonico del 1800 emanato per la Lomellina sanciva che il dipartimento dell’Agogna era diviso in 17 distretti, o circondari comunali, Mortara era capoluogo del quinto distretto e Ottobiano ne faceva parte (legge 11 brumale anno IX).
Alcuni anni dopo, Ottobiano fu incluso nel distretto di Vigevano (legge 25 Fiorile anno IX). In una relazione sulle scuole elementari del 1870, si legge che il paese aveva le scuole, ma non rispettava il numero di classi volute dal regolamento, in quanto la classe prima maschile registrava ben 101 allievi. Nel 1884 fu istituita una stazione tramviaria con linee che portavano a Pieve del Cairo via Lomello, a Vigevano via Tromello-Gambolò e a Mortara via S. Giorgio, linee gestite dalla società “Ferrovie Ticino”. Le tratte erano impiegate non solo per il trasporto dei passeggeri, ma anche per l’inoltro della corrispondenza in Lomellina. I tram di allora utilizzavano l’energia del vapore e viaggiavano a una velocità contenuta (circa 20km/h). Il sistema di trasporto tramviario funzionò fino al 1933 e poi fu soppresso a causa della necessità di investimenti per il rinnovo degli impianti. Per lungo tempo Ottobiano ha avuto un’economia basata essenzialmente sull’agricoltura. Nella seconda metà del Novecento è stata impiantata qualche piccola azienda. In anni recenti è stato aperto un polo logistico di grandi dimensioni, che fa da traino ai settori produttivi della zona.
La chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo
La chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, ubicata sul sito in cui sorge quella attuale [nota], fu iniziata alla fine del 1500, ma le guerre e le pestilenze non consentirono di continuare i lavori fino al 1743, anno in cui si decise di edificare il campanile, uno dei più alti (55 m.) tutta la Lomellina. Nel 1747, in base ad un nuovo progetto, si iniziò a ricostruire la chiesa dalle fondamenta. L’edificio, a una sola navata, fu ultimato nel 1772. Nel 1901 venne rifatta la facciata e in seguito furono realizzati altri ammodernamenti e abbellimenti. All’interno della chiesa vi sono cinque altari: l’altare maggiore e quelli del Suffragio, del Carmine, di S. Giuseppe e del Crocefisso. La sacrestia, edificata negli ultimi anni del XVI sec, presenta, nella trama muraria, frammenti di un antico ossuario a cassetta in serizzo.
La chiesa di San Rocco
La chiesa è costituita da due corpi di fabbrica, uno del XV secolo e l’altro del XVIII. Essa contiene alcune belle tele tra cui una, raffigurante S. Michele e S. Rocco ai lati della Vergine, che apparterrebbe alla scuola dell’artista Gaudenzio Ferrari (1475 – 1546). Si dice che la chiesa poggi su fondamenta di epoca longobarda.
I resti del ponte
Lungo la via delle Gallie, nei pressi delle chiuse del torrente Erbognone in località Travacchino Busca, nei periodi di magra affiorano i resti dei piloni di un ponte che, in tempi lontani, permetteva di oltrepassare il torrente.
Varie
Il Palazzo Municipale e altri punti di interesse.
Bibliografia
Elenco di testi e/o siti internet di riferimento:
- R. Bergamo, Storia dei Comuni, frazioni e parrocchie della Lomellina, Pavia, EMI, 1995.
- G. Papetti, La necropoli della Rotorta e altri ritrovamenti archeologici, Vigevano, Copygraphic Center, 1987.
- Sito dei Beni culturali della Regione Lombardia.