febbraio 2019
di Ugo Daffara
“I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che dai Greci furono trascurate, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache“
Questa citazione dal geografo greco Strabone (60 a.C.-24 d.C.), ci aiuta a presentare il percorso di cui vogliamo parlare in questo numero, cioè l’antica Via delle Gallie, in particolare il tratto che interessa molto da vicino il nostro territorio e la nostra provincia, quello che va da Pavia a Cozzo, toccando San Martino Siccomario, Carbonara al Ticino, Gropello Cairoli, Dorno, Valeggio, Lomello, Semiana, Valle Lomellina, passando praticamente sotto casa. Oltre Cozzo (l’antica Cuttiae), la Via delle Gallie continua verso Langosco, Rosasco e Palestro, per dirigersi poi a Vercelli, Aosta, ecc.
Ovviamente questa strada, come tante altre, partiva da Roma, e, in alternativa alla Via Aurelia (che ancora oggi è la nostra Strada Statale n° 1) attraversava il centro Italia, arrivava a Piacenza e, proseguendo, da Pavia portava le legioni, i coloni, le famiglie, i mercanti, i magistrati, ecc. fino alle Gallie, l’attuale Francia.
Non dimentichiamo che nel periodo di massima estensione dell’Impero Romano il tessuto viario di collegamenti stradali era di oltre 400.000 km., di cui oltre 80 mila “consolari”, cioè quelle equiparabili alle nostre attuali autostrade!
Oggi, quello che ci preme sottolineare e mettere in rilievo è l’importanza che questa strada è venuta ad assumere nel corso dei secoli. Infatti, lo studio, la riscoperta e la tutela di questo antico tracciato può costituire un notevole contributo per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio lomellino, in considerazione di nuovi modelli turistici attualmente in evoluzione verso forme alternative di fruizione, più sostenibili e con basi culturalmente radicate. Stiamo parlando di una strada esistente già ai tempi di Annibale, il grande condottiero cartaginese, che nel 218 a.C., superate le Alpi, l’avrebbe percorsa, provenendo proprio dalle Gallie, per portare, con i suoi elefanti, il suo audace e temerario attacco alla potenza romana e, successivamente, quasi due secoli dopo, sarebbe stata utilizzata dagli eserciti di Caio Giulio Cesare, il più geniale stratega militare di tutti i tempi, per sottomettere definitivamente le bellicose popolazioni d’Oltralpe.
Un itinerario, quindi, stracarico di avvenimenti storici, che l’attuale Comitato Promotore sta faticosamente cercando di riproporre all’attenzione degli amministratori dei Comuni interessati, della Provincia di Pavia e della Regione Lombardia per farla riemergere dal suo glorioso passato ma anche da secoli di oblio. Questa importante via di comunicazione può essere considerata come una possente infrastruttura territoriale che, attraversando obliquamente la Lomellina, fungeva da elemento fondamentale di collegamento tra diverse zone geografiche. Indispensabile funzione esercitano qui, per la individuazione e ricostruzione del tracciato, la cartografia storica e la fotografia aerea ad alta quota.
In realtà, quest’antica via romana, attualmente una strada campestre, a distanza di oltre 22 secoli dalla sua realizzazione, può essere nuovamente protagonista, modificando il suo originario scopo per diventare motivo di un viaggio di studio o di una visita turistica nel Pavese e in Lomellina, ovviamente per transiti solo a piedi o a cavallo, e opportunità per rivedere a ritmo lento i paesi, i castelli, le cascine, i torrenti e i fiumi e riesaminare con altri occhi le tradizioni popolari, le leggende e le vicende storiche, le tracce linguistiche e letterarie, riti e usanze, produzioni artigianali e gastronomiche, che rappresentano un mosaico di elementi identitari irripetibili.
Un notevole impulso è stato messo in campo in questi anni dal Comitato Promotore “ripercorriamo la via delle Gallie”; di questo gruppo fanno parte esponenti della vita pubblica e culturale della zona (Maurizio Angeleri di Dorno, l’assessore Battista Cucchi di Dorno, l’arch. Roberto Bartolucci di Valeggio, Giuseppe Pastorini assessore di Lomello, Serafino Catania sindaco di Ottobiano, Bonandin sindaco di Scaldasole, Scalabrin di Ferrera Erbognone, Giovanni Drisaldi e Claudio Savini di Dorno e molti altri).
Il progetto ha visto la pubblicazione dei risultati degli studi effettuati (in gran parte dovuti al prof. PierLuigi Tozzi, docente di Storia Antica presso l’Università di Pavia con la collaborazione dell’arch. Roberto Bartolucci) e la loro divulgazione tramite alcune conferenze che hanno avuto luogo presso il Castello di Valeggio.
Nel settembre dell’anno scorso, il progetto ha ricevuto il “Premio Ambiente 2018” da parte della prestigiosa Associazione Giuristi dell’Ambiente, presieduta da professor Giovanni Cordini.
Il momento culminante è stato l’“inaugurazione” della via con una “camminata” che vari gruppi, partendo da diversi Comuni (Dorno, Ottobiano, Scaldasole, Valeggio, Ferrera Erbognone e Lomello) hanno portato a termine nella giornata di sabato, 15 settembre 2018: punto di arrivo e d’incontro finale, la chiusa del torrente Erbognone, in territorio di Ottobiano.
La manifestazione è stata favorita da un tempo splendido e rallegrata da una poetica rappresentazione scenica, nonchè da un rinfresco conclusivo offerto dai volontari della Pro Loco di Dorno, opportunamente intervenuti a sostegno dell’evento. Durante la conferenza tenutasi a Dorno la sera del 7 gennaio 2019, sono stati individuati i prossimi sviluppi pratici per la promozione dell’iniziativa: realizzazione della necessaria segnaletica sul percorso, diffusione di informazioni e altre camminate da proporre nell’immediato futuro, di cui una probabilmente verrà ideata in notturna, con fiaccole.
Buon Cammino e arrivederci alla prossima!